Alcuni anni fa, ai primi di giugno, sono andato con alcuni amici in un paesetto sul versante ionico della Sila. Senza volerlo, siamo capitati nel giorno in cui si festeggiava la vittoria del nuovo sindaco.
Poiché avevamo alcuni amici della fazione vincitrice, ci hanno quasi costretti a rimanere fino a tarda sera per prendere parte ai festeggiamenti. Ci hanno fatto accomodare su delle sedie preparate in piazza e le signore di più della metà dei paesani (la parte vincitrice alle recenti elezioni) offrivano panini e dolci da loro preparati ab tutti i convenuti, accompagnati da bevande di ogni genere.
Ma il piatto forte consisteva nella capra bollita. In un angolo della piazza erano accesi due fuochi e su treppiedi erano appoggiati due enormi paioli dove lessavano in ciascuno di essi i pezzi di una intera capra; non un capretto, ma una vera capra grande!
Ce n'è voluto di tempo per cuocerle.
Ognuno dei convenuti si avvicinava ai pentoloni e gli addetti del comitato pescavano da essi dei pezzi fumanti. Uno degli incaricati era un nostro amico per cui ci ha fatto cenno di avvicinarci quando erano a tiro i pezzi migliori.
Sarà perchè la capra bollita è veramente buona ( cotta in questa maniera non sa di selvatico), sarà per l'atmosfera di festa che si respirava (per di più del tutto imprevista),ho un ottimo ricordo di questo cibo che, a prima vista, sembrerebbe alquanto particolare.
Sapevo già che c'era l'usanza in alcuni paesi di preparare la capra bollita quando, nel corso della costruzione di una casa, si completava il tetto (insieme all'apposizione della bandiera italiana); era il modo di festeggiare insieme agli amici il buon fine di un'opera importante!
Pubblicato il 2011-04-24